La mia vita recensita II

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La recensione de “La visita dal dottore”.

Lungo Viale Aldo Moro, arteria dedicata all’illuminato statista magliese, un tempo, area mercatale della città e ora centro residenziale e commerciale in espansione, al numero civico 28, sorge la moderna Clinica Petrucciani, luogo dato alla cura e alla sperata guarigione dei guasti del corpo, polo medico di primissimo ordine nella geografia sanitaria locale.
Una volta giunti e, se automuniti, una volta parcheggiato, verrà a porgervi i suoi omaggi un autoconsacratosi ausiliario della sosta, a tariffa fissa di cinquanta centesimi.
Concluso l’accordo con il vigilante,  mentre questi, barcollando, riprenderà a contare le mattonelle del marciapiede antistante l’area di sosta, per sincerarsi che nulla sia cambiato durante la sua breve assenza, accederete attraverso l’imponente cancellata ferrea ad un semplice ed essenziale giardinetto e da qui, attraverso una porta scorrevole, al complesso vero e proprio della clinica.
Accolti da gentilissime receptionist, verrete subito indirizzati verso la sezione ambulatoriale.
Questa, eretta tra gli anni ’80 e ’90 del 1900, presenta la caratteristica struttura “a corridoio”, lunga circa 200 metri e che culmina nella monumentale vetrata di alluminio anodizzato.
Su entrambi i lati di questo corridoio, si aprono delle asciuttissime e romaniche cellette chiamate “ambulatori medici”.
La celletta che vi vogliamo segnalare è stata catalogata dagli studiosi come “celletta numero 33”.
Qui, dopo un’attesa in genere breve, vi accoglierà il dottor Daniele, gentilissimo e affabile medico che, come moderna Pizia in guisa di oracolo, saprà dare risposta ad ogni vostro quesito, elargendo generosamente preziose raccomandazioni per la vostra salute, riassumibili nell’antica iscrizione, rinvenuta sul sepolcro della cosìddetta puella moritura, presso la necropoli messapica di Roca: “te lo avevo detto io di non bere e di non fumare e di trovarti un fidanzato”.

– Dottore, morirò?
– Assolutamente sì, su questo mi sento di poterla rassicurare! Non so come e quando ma sono assolutamente certo che morirà!
(Tratto dalla tragedia greca, attribuita ad Esculapio minore, “Ipocondreide”)

Conclusa la visita, rinfrancati e rassicurati dalla maestosa competenza del dottore, guadagnerete la via del ritorno con una letale certezza.
E, nel recuperare la vostra vettura, scoprirete che a nulla è valso stipulare un accordo con l’onesto parcheggiatore, qualcuno ha comunque fregiato lo sportello della vostra vettura con dorico, deciso e certo graffito: una vezzoso motivo fallico con cui, in genere, si augura abbondanza, salute e prosperità.

ESCURSIONI NEI DINTORNI
Barrito:
 un bar dagli incerti orari di apertura situato su una collinetta di detriti e ciuffi d’erba a trenta metri dallo svincolo della tangenziale. “È così bello, sembra di stare al mare” e, volendo, ma solo per i più temerari, il mare è pochi chilometri più in là.
Piazza dei Partigiani: antica agorà stretta tra dimore di pregevole fattura, dove il 25 Aprile di ogni anno si celebra un rito per pochissimi eletti, detto “Festa della Liberazione”.
Se avete un po’ di tempo, sedetevi a gustare un buon caffè nello storico bar Carletto e scivolate anche voi in uno stato di torpore e apatia che ricorda molto certi stati di trance tipici dei riti sciamanici delle popolazioni del Borneo.
Sottopassaggio di Viale Leopardi: avveniristica infrastruttura sottoelevata per cui il progettista, secondo le fonti, discepolo prediletto di Fidia, allo stesso prezzo, ha previsto una duplice funzione: bretella di viabilità col bel tempo o piscina interrata in caso di pioggia.

Informazioni su Simona Toma

Bella di padella, paroxetina lover, ho un'opinione su tutto e, tendenzialmente, mi basto da sola. E, comunque, rimango sempre un'esilarante storia d'amore e cinema.
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2 risposte a La mia vita recensita II

  1. Eroedelsilenzio ha detto:

    Su, che almeno le analisi lì sono rapide. Come la fastidiosissima rampa.

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